Vi facciamo una domanda.
E non vale usare Google. Voi sapete chi era Max Yasgur?
No? Vero?!
eh, allora mettetevi comodi perché quello che stiamo per dirvi non si impara sui libri di scuola.
La leggenda di Max Yasgur è inserita all’interno di una storia, anzi della Storia, con la “S” maiuscola ed è legata a doppio filo con quella di quattro giovani.
I loro nomi sono John Roberts, Joel Rosenman, Artie Kornfeld e Mike Lang. Il più vecchio all’epoca aveva 27 anni.
Primi mesi del 1969, Roberts e Rosenman pubblicano a firma «Challenge International, Ltd.» un inserzione sul New York Times e sul Wall Street Journal che suona più o meno così:
«Giovani uomini d'affari con capitale illimitato sono alla ricerca di interessanti opportunità di investimento e business, legali».
Lang e Kornfeld li contattano. I quattro decidono di progettare uno studio di registrazione situato a Woodstock, stato di New York.
La cittadina era già nota come una delle maggiori comunità di artisti degli Stati Uniti. In particolare grazie ad un collettivo di pittori meglio conosciuti come "Artisti della colonia di Woodstock".
L'idea iniziale dei quattro era di creare un luogo dall'atmosfera tranquilla e che diventasse un punto di riferimento per i musicisti della grande mela come Bob Dylan, John Lennon…
Ben presto però si decise di realizzare al suo posto un festival musicale che potesse ospitare fino a 50mila persone, e che avrebbe fatto da trampolino di lancio per lo studio di registrazione.
L'evento fu annunciato come "An Aquarian Exposition".
I ragazzi fondarono una società, la "Woodstock Ventures", e nella primavera del 1969 affittarono per 10.000 dollari il Mills Industrial Park, un'area di 1,2 km² presso Walkill, contea di Orange, dove avrebbe dovuto svolgersi il concerto.
Contemporaneamente iniziarono ad essere stampati biglietti da 6, 12 e 18 dollari, rispettivamente per una, due o tre giornate di concerto e alle autorità locali fu assicurato che non si sarebbero radunate più di 50.000 persone.
Tuttavia la gente del luogo, operai, contadini, perlopiù onesti lavoratori non era proprio dell’idea di accogliere "un mucchio di drogati".
E all'inizio di luglio fu così approvata una legge locale per cui sarebbe stato necessario un permesso speciale per ogni assemblea pubblica con più di 5.000 persone.
Il 15 luglio il concerto fu definitivamente vietato con la motivazione che i servizi sanitari previsti non sarebbero stati a norma. Inoltre non fu concesso il permesso di spostare la sede dell'evento in un'altra località della contea di Orange.
In seguito all'ordinanza molti musicisti declinarono l'invito e i botteghini smisero di vendere biglietti.
Il rischio di cancellazione del festival un mese prima del suo inizio fu evitato soltanto dall'intervento di Elliot Tiber.
Mr. Elliot Tiber era proprietario del motel "El Monaco" e propose di ospitare il concerto nella sua tenuta di sei ettari situata a Bethel, una cittadina rurale 69 km a sud-ovest di Woodstock.
Ben presto, però, ci si accorse che la sua proprietà non avrebbe mai potuto accogliere l'enorme numero di spettatori previsti, e così presentò agli organizzatori Max Yasgur, un allevatore di origine greca, che accettò di affittare loro 242 ettari per 75.000 dollari e in seguito altri 25.000 dollari furono pagati come affitto a proprietari confinanti per ingrandire il sito del festival.
La nuova location sembrava adatta ma l’organizzazione era in ritardo nei preparativi: dovevano ancora essere redatti i contratti di locazione, così come la costruzione e l’allestimento del palco, i padiglioni, un parco giochi per i bambini e molto altro, bagni compresi.
Il terreno di Yasgur era una distesa di prato a forma di conca naturale che confinava a nord con lo stagno Filippinia.
Il palco fu costruito alla base del rilievo, con lo stagno sullo sfondo, e divenne lo scenario dei famosi bagni ritratti in tantissimi scatti.
Gli organizzatori ripeterono anche alle autorità di Bethel la loro stima di soli 50.000 partecipanti.
Il festival di Woodstock si svolse quindi a Bethel, piccola città rurale nello stato di New York, dal 15 al 18 agosto del 1969, all’apice della diffusione della cultura hippie.
Bill Hanley, l’ingegnere del suono, costruì delle strutture speciali sulle colline in grado di alimentare l'apparato di amplificazione. Si trattava di sedici gruppi di altoparlanti disposti su delle torri alte 21 metri che risalivano il pendio; inoltre furono installati tre trasformatori da 2.000 Ampere di corrente.
Erano stati predisposti per 150-200mila ascoltatori. Woodstock era stato ideato come un festival di provincia. Accolse più di 500.000 giovani.
Gli organizzatori, però, non riuscirono a realizzare per tempo le casse per le biglietterie e neppure le cancellate per recintare la zona. Sull’evento – ritenuto disorganizzato e pericoloso – fioccarono accuse.
Nonostante le polemiche fu proprio Max a trovare la definizione più giusta di Woodstock, parlando di come mezzo milione di persone, in una situazione che avrebbe permesso risse, furti e qualunque tipo di disordini, avesse invece dato vita ad una comunità motivata dagli ideali di pace e amore:
«Se ci ispirassimo a loro potremmo superare quelle avversità che sono i problemi attuali dell'America, nella speranza di un futuro più luminoso e pacifico».
L'assenza di biglietterie e recinzioni trasformò il festival in un evento di massa aperto a tutti già nei giorni precedenti al suo inizio, e moltiplicò il numero dei partecipanti previsto dagli organizzatori.
Frotte di giovani si misero in marcia da ogni parte degli States, le automobili vennero abbandonate per strada producendo un effetto devastante sulla cittadina di Bethel.
Già mercoledì 13 agosto circa 50.000 persone campeggiavano di fronte al palco. Le stime aumentarono ben presto a 200.000 persone, e via di questo passo.
Per favorire gli spostamenti degli artisti vennero noleggiati degli elicotteri, utilizzati come vere e proprie navette.
I media marginalizzarono l'evento limitandosi a raccontare i disagi del traffico, gli accampamenti improvvisati e l'abuso di droghe.
L'unico cronista presente nel primo giorno di festival fu Barnard Collier del New York Times: la sua penna e i suoi occhi furono, per 36 ore, quelli del mondo intero.
Ogni redattore, fino al suo redattore capo James Reston, insistette affinchè il tono del reportage di Collier indicasse una catastrofe sociale in corso.
«Ho dovuto rifiutarmi di scrivere quella storia se non avesse potuto riflettere la mia convinzione di testimone oculare che pace e amore era la cosa davvero importante. Non le opinioni dei giornalisti di Manhattan. Dopo molte telefonate acconsentirono a pubblicare la storia come la intendevo, e dopo che comparve sulla prima pagina del New York Times molti riconobbero che cosa sorprendente e bella stesse accadendo a Woodstock».
Furono ben trentadue tra musicisti e gruppi gli artisti che si alternarono sul palco in quella tre giorni.
Il concerto iniziò alle 17:07 di venerdì con Richie Havens e sarebbe dovuto terminare la sera della domenica ma Jimi Hendrix, che aveva insistito per essere l’ultimo ad esibirsi al festival, non salì sul palco fino alle nove del mattino di lunedì 18 agosto.
Ma la maggior parte degli spettatori aveva già lasciato il festival per tornare alla routine dei giorni feriali: solo in 80.000 ascoltarono Hendrix, in una performance che fu una rarità, durata due ore, la più lunga della sua carriera.
Questa rivoluzione di pace, amore e musica mai dimenticata dal mondo, probabilmente non sarebbe mai potuto avvenire se Max Yasgur non avesse permesso a mezzo milione di persone di scendere giù nella sua fattoria di Bethel.
Max non fu soltanto il concessionario di un terreno ma anche colui che entrò in simbiosi con i frequentatori del concerto, fornendo loro gratuitamente anche acqua e cibo.
Molti dei suoi vicini si rivoltarono contro di lui dopo il festival, ma Max, fiero delle sue decisioni, non si è mai pentito della sua scelta. Il 7 gennaio 1970, Max fu citato in giudizio dai suoi vicini per i danni causati dal pubblico alle proprietà. Il risarcimento richiesto fu di trentacinquemila dollari.
E questo non è che l’ultimo strascico di un evento la cui portata epocale non ha impressionato né le autorità, né i proprietari terrieri di una zona fortemente conservatrice, e che ha vissuto questa pacifica invasione come un enorme fastidio.
Spenti i fari dei palchi, rimesse in sesto le strade, rinata l’erba sui prati trasformati in pantano, anche l’attenzione dei media si è spostata altrove.
L’unico a non andarsene è stato Max Yasgur, cui la commozione aveva fatto pronunciare queste parole, rimaste simbolo di un evento irripetibile:
«Credo che tutti voi abbiate dimostrato qualcosa al mondo, e cioè che mezzo milione di giovani possano stare insieme e divertirsi ad ascoltare musica».
La sua casa è qui. Qui è nato, qui è cresciuto e qui ha vissuto uno dei momenti più straordinari della sua vita. Quando gli viene notificata la citazione non fa commenti. È un uomo semplice. A un cronista locale chiarisce soltanto la sua posizione:
«Non ho tutti i soldi che mi chiedono. Andrò davanti ai giudici e glielo dirò…».
Pratico più che rassegnato.
Nella battaglia legale che l’aspetta non può contare sul sostegno di nessuno. I protagonisti del Festival di Woodstock, diventati improvvisamente delle star sono lontani, impegnati a far fruttare l’inaspettata popolarità. Lui non si lamenta, non si fa problemi. La causa si trascinerà per molto tempo, ma non approderà a niente. Anche perché il buon Max con la sua semplicità troverà un modo molto originale per uscirne: l’8 febbraio 1973, a cinquantatre anni, morirà d’infarto lasciando tutti con un palmo di naso.
Max ricevette un necrologio a piena pagina su Rolling Stone: fu uno dei pochi non musicisti a ricevere tale onore.
Scritto da B.I.G. Poppa.
La storia di Max Yasgur è la storia di un' uomo rivoluzionario che permise di scrivere la storia, che senza di lui, non ci sarebbe stato.
Come ogni volta proponiamo una playlist dedicata a questa storia, consigliata dal nostro B.I.G. Poppa.
Buon ascolto!
PLAYLIST CONSIGLIATA
-SANTANA - EVIL WAYS (SANTANA, 1969)
-CANNED HEAT - ON THE ROAD AGAIN (BOOGIE WITH CANNED HEAT, 1968)
-JOE COCKER – WITH A LITTLE HELP FROM MY FRIENDS (WITH A LITTLE HELP FROM MY FRIENDS, 1969)
-THE JIMY HENDRIX EXPERIENCE - HEY JOE (SINGOLO, 1966)
-JANIS JOPLIN – PIECE OF MY HEART (CHEAP THRILLS, 1968)
-THE WHO - PINBALL WIZARD (TOMMY, 1969)
-CREEDENCE CLEARWATER REVIVAL – PROUD MARY (BAYOU COUNTRY, 1969)
-JEFFERSON AIRPLANE – SOMEBODY TO LOVE (SURREALISTIC PILLOW, 1967)
-JOE COCKER - FEELIN’ ALRIGHT (WITH A LITTLE HELP FROM MY FRIENDS, 1969)
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