E’ mercoledì 16 ottobre 1968, a Città del Messico fa caldo e nello Stadio Olimpico Universitario si è appena disputa la finale olimpica dei 200 metri piani.
I favoriti erano due americani, afroamericani, neri: Tommie Smith detto “The Jet” e John Carlos.
La gara dura poco più di 19 secondi e 83 centesimi, ovvero il tempo che Tommie Smith impiega per tagliare il traguardo e stabilire il nuovo record del mondo.
Ci metterà poco di più il suo fido scudiero John Carlos, che con 20 secondi e 10 centesimi guadagna la medaglia di bronzo.
Due americani, anzi afroamericani, anzi neri sul podio di una gara di velocità.
Non fa notizia.
Ma tra i due c'è l'outsider, quello che non ti aspetti. Si, perché il secondo posto va a Peter Noman,
australiano, 26 anni, soprattutto bianco.
Le Olimpiadi di Città del Messico 1968 cominciano in un clima che definire complicato è un eufemismo. Finiranno anche peggio.
Da diverso tempo gli studenti della città messicana protestano nei modi più disparati, approfittando della cassa di risonanza data dagli imminenti Giochi Olimpici, per appoggiare gli eventi che si susseguivano nel mondo in quell'indimenticabile anno di croci e delizie che fu il 1968.
Il 2 ottobre 1968, esattamente dieci giorni prima della Cerimonia inaugurale dei Giochi della XIX Olimpiade,
5.000 tra studenti e lavoratori – molti dei quali con la propria famiglia – si diedero appuntamento, alle 5 del pomeriggio, nella Plaza de las Tres Culturas di Tlatelolco, un quartiere di Città del Messico.
Alla fine della giornata le forze militari e politiche con carri blindati, veicoli da combattimento, elicotteri
circondarono la piazza e aprirono il fuoco sparando sulla folla. In breve tempo una massa di corpi copriva
tutta la superficie della piazza. Oriana Fallaci, quel giorno, era nella Piazza delle Tre Culture, su una terrazza
sovrastante la piazza, insieme ai giovani leader del movimento studentesco, inviata per il settimanale l'Europeo.
Ferita dalla raffica di mitragliatrice di un elicottero in volo, la Fallaci fu creduta morta e a bordo di un camion dell'immondizia fu portata in obitorio insieme ad altri corpi.
Li, un prete si rese conto che era ancora viva. Se la cavò con tre ferite d'arma da fuoco.
Il massacro di Tlatelolco avvenne il 2 ottobre 1968 nella Piazza delle tre culture a Tlatelolco, Città del Messico. Non si conosce il numero esatto delle vittime. Nonostante le cifre fornite all'epoca riportino una stima di non oltre 40 o 50 morti – al momento della strage il governo parlò di 34 morti – le stime più attendibili indicano oltre 300 vittime, tutte tra i manifestanti.
Il massacro avvenne dieci giorni prima dell' inizio dei Giochi della XIX Olimpiade che si svolsero a Città del Messico dal 12 ottobre al 27 ottobre 1968.
Ed in questo clima di contestazione e sangue prendono il via i XIX Giochi Olimpici.
Tutto fila liscio, tutto procede, più o meno, come da copione.
Fino a mercoledì 16 ottobre 1968, quando Tommie Smith e John Carlos, i due ragazzi neri, non
dimentichiamolo, salgono sul podio.
Abbassano la testa e alzano il pugno, stretto in un guanto nero in segno di protesta.
Stanno rivendicando i diritti dei neri.
Il secondo gradino è occupato invece, l’abbiamo detto, da Peter Norman, il ragazzo bianco, le braccia lungo
i fianchi e lo sguardo dritto avanti a se.
Il momento viene immortalato da centinaia di fotografi.
L'immagine di questo schiaffo al razzismo fa il giro del mondo.
Peter Norman era australiano e conosceva bene la segregazione razziale.
Prima della premiazione, Tommie Smith e John Carlos, si appuntarono al petto lo stemma del Progetto Olimpico per i Diritti Umani, un simbolo usato dagli atleti impegnati nella lotta per l'uguaglianza, lo stemma è ben visibile in quella foto.
Sul podio salgono scalzi, è simbolo di povertà. E hanno un guanto nero, quello indossato dalle Pantere Nere. Un solo guanto a testa, perché ne avevano solo un paio e se lo erano diviso, glielo aveva suggerito Peter Norman. Anche lui, un attimo prima di salire sul podio, decise di indossare lo stemma del Progetto Olimpico per i Diritti Umani.
Partirono gli inni. Quello americano suonò due volte, una per ogni atleta afroamericano, o nero, come dir si voglia. Sullo stadio cadde il silenzio, gli atleti afroamericani abbassarono la testa e alzarono il pugno al cielo.
Quando scesero dal podio il capo delegazione americano escluse immediatamente Tommie Smith e John Carlos dal team USA, poi li cacciò anche dal villaggio olimpico.
Tornati in patria i due velocisti vennero minacciati di morte, in anni dove i neri venivano uccisi quasi ogni giorno.
L' Australia abbandonò Peter Norman. La sua colpa era quella di aver solidarizzato con i due ragazzi afroamericani, un gesto incomprensibile per i bianchi australiani. Norman fu costretto a lasciare l'atletica, e faticò a trovare un lavoro, proprio lui che si era comprato le scarpette per correre lavorando come apprendista macellaio.
Cadde in depressione, iniziò a bere.
Nel 2000, in occasione delle Olimpiadi di Sidney, gli chiesero di rivedere le sue posizioni di trent'anni prima ma lui si rifiutò, e per questo non venne neanche invitato alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi.
A lui non importò, lui ci teneva alle sue idee.
Le scuse dell' Australia arrivarono nel 2012, quando il Parlamento australiano riabilitò finalmente l'immagine dell'atleta Peter Norman.
Ma lui era morto sei anni prima.
Il giorno del suo funerale, il 9 ottobre del 2006, a trasportare la bara, fianco a fianco, furono i suoi
compagni di podio Tommie Smith e John Carlos.
Scritta da B.I.G. Poppa.
Questa è la storia di Peter Norman, una storia che vale la pena di leggere e conoscere.
Per non dimenticare questi gesti, noi di Nozey già da tempo proponiamo la collezione
" NO RACISM" che comprende anche una raffigurazione di Tommy Smith sul podio delle Olimpiadi del 68 mentre alza il pugno in segno di sfida.
Completiamo questo articolo proponendo una playlist in tema "68" potete trovarla qua di seguito e ascoltarla su Spotify.
PLAYLIST CONSIGLIATA
DJ KHALED - ALL I DO IS WIN feat. LUDACRIS, RICK ROSS, T-PAIN , SNOOP DOGG (Victory, 2010)
PUBLIC ENEMY - FIGHT THE POWER (Fear of a Black Planet, 1990)
BEASTIE BOYS - FIGHT FOR YOUR RIGHT (Licensed To Ill, 1986)
COMMON - A DREAM feat. Will I Am (Single, 2006)
THE BEATLES - REVOLUTION (The Beatles/White Album, 1968)
ERNIA - 68 (68, 2018)
THE DOORS - SPANISH CARAVAN (Waiting for the Sun, 1968)
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