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Immagine del redattoreLuca Dall'Asta

DA BAMBINA SOGNAVO DI DIPINGERE IL CIELO

Rinascita.

Quello della rinascita è il concetto che lega a doppio filo tutte le vicende che andiamo a raccontare di seguito.


Rinascita, innanzitutto, per la città di Parma ed i suoi abitanti che nel 2017 si sono visti assegnare l’onore e l’onere del titolo di capitale della cultura 2020 per poi vedere sfumare anni di frenetica organizzazione nei drammatici mesi della pandemia. Il decreto Rilancio emanato dal governo italiano per supportare la ripresa del Paese ha, però, esteso la candidatura anche all’anno 2021. Sono seguiti tempi di duro lavoro per ripensare e riorganizzare la manifestazione in modo tale da poter rispettare le normative sanitarie.



Rinascita è anche quella dell’oratorio di San Tiburzio, chicca settecentesca in stile Barocco in Borgo Palmia, che per più di cinquant’anni è stata chiusa al pubblico ma ora non solo è accessibile ma è anche valorizzata dal fatto di ospitare al suo interno una delle più significative installazioni di Parma 2020, il Florilegio di Rebecca Louise Law.




Rinascita indirizzata a colpire anche il settore chimico-farmaceutico parmense in quanto il sopracitato florilegio è parte integrante dell’evento Pharmacopea che ha come obiettivo proprio quello di ripuntare le luci dei riflettori su un settore che è storicamente stato il fiore all’occhiello della nostra città. Non a caso avviene la scelta di San Tiburzio, in essa infatti trovava posto l’Antica Farmacia S. Filippo Neri, punto di riferimento per intere generazioni della città.


 

Chi meglio dell’artista stessa poteva aiutarci a comprendere l’importanza di un’opera così carica di sentimento, valore sociale, storico e culturale.

Ebbene, abbiamo avuto l’occasione di intervistare Rebecca L. Law, artista britannica di fama internazionale, da anni ormai professionista del settore delle arti performative e site-specific.


Nozey: Nei tuoi lavori gli elementi naturali giocano un ruolo da protagonisti andando a formare un tutt’uno con le strutture architettoniche preesistenti. Puoi spiegarci come nascono le tue installazioni?



Rebecca: Le mie installazioni sono ovviamente pensate specificatamente in base al sito in cui sorgeranno. Nelle primissime fasi del mio lavoro guardo lo spazio e non faccio altro che integrare ad esso gli elementi floreali. Non lavoro mai contro uno spazio, sarebbe controproducente. Sta tutto nel riuscire a coniugare arte ed architettura. Le tonalità e le forme del sito in cui opero influenzano enormemente, non stravolgo nulla ma cerco di rendere l’ambiente più avvolgente in modo da permettere allo spettatore di entrare in una dimensione caratterizzata da un maggior livello d’intimità.



Nozey: Crei prima le sculture e poi le adatti all’ambiente oppure inizi a concettualizzare le opere lasciandoti ispirare dalle location?


Rebecca: Direi che probabilmente faccio entrambe le cose, ogni installazione necessita di un certo grado di adattamento all’ambiente circostante. Una cosa che faccio sempre, a tal proposito, è sicuramente quella di studiare la storia dei luoghi dove vado a performare. Mi piace conoscere la storia e la cultura dell’area circostante. Le mie opere devono, infatti, sposare non solo l’ambiente i sé ma anche tutto ciò che lo riguarda più o meno indirettamente.



Nozey: Da dove nasce l’idea di utilizzare elementi naturali, soprattutto fiori, nelle tue installazioni?


Rebecca: Volevo essere in grado di dipingere l’aria. I miei primi dipinti ad olio non mi permettevano di esprimere a pieno ciò che avevo nella mia testa. Fin da bambina sognavo di dipingere il cielo ma non riuscivo a capire come creare forme tridimensionali. Durante gli studi accademici ho, così, iniziato a sperimentare diverse tecniche avanguardistiche. Volevo che lo spettatore provasse la sensazione di entrare nelle mie opere. Nessuno degli elementi artificiali che ho testato riusciva a darmi riscontri positivi ed è per questo che ho optato per l’utilizzo dei fiori. Fin da piccolissima i miei genitori mi aiutavano a seguire il mio estro artistico e mettevamo ad asciugare i fiori in soffitta. Ho eseguito la mia prima installazione floreale nel 2003 e da lì ho capito che era la strada giusta, era ciò che faceva per me.




Nozey: Hai delle preferenze riguardo le varietà di fiori da utilizzare oppure vari a seconda della stagione e dell’ambiente?


Rebecca: Dopo anni ed anni di esperimenti sono riuscita a selezionare circa 30 varietà di fiori molto forti, resistenti e dotati di una grande gamma di sfumature cromatiche. Uso prevalentemente qualcuna di queste varietà ma non disdegno l’utilizzo di particolari fiori extra, soprattutto se questi servono a rappresentare l’identità della zona geografica in cui lavoro in quel momento.


Nozey: Rebecca, in occasione di quella che doveva essere la manifestazione Parma 2020 Capitale della Cultura hai eseguito un’installazione nella Chiesa di San Tiburzio, quando è iniziato questo progetto?


Rebecca: Sono stata contattata da una fantastica donna, Giorgia Ori, fondatrice dell’ente OTTN ( ente che si occupa di promozione di eventi d’arte contemporanea, fondata da giovani studentesse parmigiane nel 2018) nel 2017. È stata Giorgia a lavorare con energia per far sì che questo progetto prendesse il via. Io e la città di Parma dobbiamo ringraziare Giorgia perché senza la sua passione e la sua determinazione nulla sarebbe stato possibile.




Nozey: Quanto sei rimasta a Parma? La situazione generata dalla pandemia ha influenzato il tuo lavoro?


Rebecca: Ho visitato Parma ben due volte negli anni precedenti l’inizio dei lavori ma per creare l’opera sono rimasta solo poco più di una settimana. Siamo arrivati in Italia il giorno in cui il comune di Milano ha chiuso i confini. Parma era tranquilla e noi abbiamo potuto lavorare in quanto eravamo pochissimi addetti e lo spazio era ampio. L’apertura della mostra è stata ovviamente posticipata ed io ho dovuto lasciare la città in uno stato di preoccupazione per ciò che stava succedendo nel vostro Paese. È stata la mia unica installazione del 2020 e sono felice di averla eseguita a Parma.



Nozey: Hai scelto te la Chiesa di San Tiburzio come location?


Rebecca: No, non è stata una mia scelta. Giorgia Ori ed il nostro sponsor Davines hanno scelto la location. Dal canto mio posso dire di aver svolto una ricognizione sul campo e dico di averlo trovato perfetto immediatamente. La chiesa possiede un così grande valore storico e culturale, ho scoperto che proprio lì, in passato, molti prodotti parafarmaceutici venivano donati alla cittadinanza che non possedeva i mezzi per acquistarli. Amo scoprire questi particolari retroscena; quella chiesa ha fornito un immenso aiuto a moltissime persone.






Nozey: Durante i soggiorni in città hai avuto la chance di visitare altre zone d’interesse artistico? C’è stato qualcosa che ti ha catturato?





Rebecca: Si, nella mia prima visita sono rimasta folgorata dalla bellezza del Battistero. Ero estasiata al vedere come la comunità parmigiana ami tale monumento e di come sia ad esso attaccata moralmente, ho visto passione e questo mi ha scaldato il cuore.


Per rimanere sempre aggiornato sugli ultimi articoli segui @Nozey su Instagram e seguite @RebeccaLouiseLaw per vedere tutti i suoi lavori.

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